INGREDIENTI

Finocchietto selvatico

Autori

Luca Pappagallo

Kcal

Kcal x 100gr: 30

Allergie

Allergeni: -

Stagionalità

Stagionalità: Estate, Autunno

Alimentazioni

Alimentazioni: Onnivora, Vegetariana, Vegana, Crudista

Il finocchietto selvatico, scientificamente Foeniculum vulgare Mill., è una pianta erbacea che nasce anche spontaneamente nelle nostre campagne. Del finocchietto selvatico, a seconda dello stadio di maturazione, si utilizzano i germogli, le foglie, i fiori e i frutti che erroneamente chiamiamo semi.

Il finocchietto selvatico e il finocchio in generale ha un'aroma particolare in grado, per altro, di mistificare i sapori di altri alimenti rendendoli più dolci e gradevoli, da qui il termine infinocchiare. Sembra, infatti, che fosse in uso l'abitudine da parte di osti poco onesti di aggiungere semi di finocchio al vino poco buono per renderlo più gradevole al palato.

Altra abitudine un po' truffaldina era quella di aggiungere i semi di finocchio o il finocchietto selvatico alla marinatura della carne quando questa era ormai poco gradevole da consumare per renderla più commestibile, oggigiorno questa abitudine è rimasta nella sua intenzione più nobile ovvero conferire alla carne maggior sapore e aroma.

Il finocchietto selvatico si può raccogliere a partire dalla metà di agosto quando ha sviluppato tutti i suoi fiori, raccogliendo il fiore fresco sarà necessario seccarne i frutti se si volessero ottenere dei “semi di finocchio”, altrimenti sarà sufficiente attendere l'inizio dell'autunno per raccogliergli già secchi e maturi dalla pianta.

Molte mamme già conosceranno le proprietà benefiche soprattutto sull'apparato digerente e intestinale del finocchietto selvatico, spesso infatti avranno fatto ricorso ad una tisana di finocchio per alleviare i dolori addominali dei propri piccoli, non solo si dice che la stessa bevanda agevoli la montata lattea e ne renda più gradevole il sapore.

Non solo, sembra che il finocchietto sia anche un ottimo antiossidante e antinfiammatorio e ha un'azione di contrasto nella formazione dei calcoli renali.

Se trovate il finocchietto selvatico durante una passeggiata in campagna e ne volete raccogliere per averne una bella scorta, sappiate che è possibile essiccarne sia i frutti (semi) che la pianta stessa, lasciate che si secchino naturalmente al sole, poi potrete riporre entrambi in barattoli a chiusura ermetica per lungo tempo. In alternativa, ma questo vale soprattutto per la pianta, potreste voler congelare in sacchetti le piante raccolte dopo averle pulite e utilizzarle al bisogno.

Attenzione a non confondere il finocchietto selvatico con la ferula o finocchiaccio, quest'ultimo, infatti è invece tossico e velenoso per l'uomo poiché contiene principi attivi anticoagulanti che provocherebbero emorragie. Si differenzia dal finocchietto selvatico per la grandezza, infatti la ferula raggiungerebbe fino a 4 metri di altezza, a differenza dei 150 cm del finocchietto e il fusto si erge molto dritto e la sezione inizia ad essere rilevante, 4-5 cm, tanto da essere utilizzato in passato dagli insegnanti come verga per punire gli alunni.

In cucina il finocchietto selvatico è molto utilizzato, in Sicilia per esempio è ingrediente imprescindibile nella ricetta della pasta con le sarde, in Toscana se ne fa larghissimo uso sia per aromatizzare uno dei salumi più tipici della regione come la finocchiona, ma anche per insaporire qualsiasi tipo di carne durante la cottura, in particolare quella di maiale, per altro fa parte del mix di aromi utilizzato per la porchetta.

Da non dimenticare l'uso dei semi per aromatizzare le castagne bollite, o anche i funghi che siano cotti al forno o in padella o anche come aroma nei prodotti dolciari. Una particolarità degna di nota: in Maremma esiste un biscotto salato chiamato biscotto della sposa che ne prevede l'uso massiccio, una vera leccornia.

Infine, ma non per importanza, il finocchietto selvatico è utilizzato anche per realizzare un ottimo liquore chiamato appunto liquore di finocchietto che è noto e diffuso lungo tutta la costa tirrenica.

Autori

Luca Pappagallo